Il Carbon Lab americano di Lamborghini

30 Gen 2017

Sono trascorsi circa sei mesi dalla sua inaugurazione e a Seattle il Carbon Lab di Lamborghini è ormai in piena attività. Il nome completo è «Advanced Composite Structures Laboratory» ma la più orecchiabile contrazione ha avuto maggior fortuna sulla stampa di settore. A contare, comunque, è la sostanza: una struttura specializzata nello sviluppo di materiali compositi a base di fibra di carbonio, a beneficio di carrozzerie sempre più leggere e performanti.

La scelta dello stato di Washington non è casuale: qui hanno sede diversi importanti attori del settore aerospaziale, come la celeberrima Boeing. Le innovazioni legate alla fibra di carbonio sono una priorità assoluta per queste aziende, rendendo il distretto il luogo ideale per sviluppare sinergie nel campo della ricerca. Si potrebbe ben dire che Seattle è per i materiali compositi quel che l’Emilia Romagna è per le auto di lusso. Va da sé che una simile partnership non può essere a buon mercato, ma la proprietà tedesca di Lamborghini sa riconoscere un buon investimento quando lo vede.

Il Carbon Lab è l’ultimo passo di un cammino intrapreso molto tempo fa. La prima auto del toro ad impiegare la fibra di Carbonio fu infatti la Countach, nel lontano 1983. E con Boeing vi fu già un’intesa all’interno dell’università di Washington, seppur di dimensioni più contenute. Dedicarsi a produrre auto più leggere, d’altronde, appare quanto mai opportuno alla luce delle sempre maggiori attenzioni riservate in tutto il mondo a consumi ed emissioni.

«Grazie ai continui sviluppi della nostra ricerca siamo in grado di migliorare costantemente sia le prestazioni sia l’aspetto estetico delle nostre supersportive» ha sentenziato nel giorno dell’inaugurazione Maurizio Reggiani, direttore R&S dell’azienda di Sant’Agata. Al mercato, come sempre, l’ultima parola.