Aspettando il SUV Urus

15 Nov 2016

Del nuovo SUV Urus, il fuoristrada extra-lusso di Lamborghini, si è parlato molto in questi ultimi mesi. Le prestazioni, il design, gli interni, il computer: ogni segmento dell’atteso veicolo è stato oggetto di analisi e riflessioni, da parte della stampa specializzata ma anche di singoli appassionati. Si tratta innegabilmente di un game changer, un’auto inattesa e rivoluzionaria che fa il suo ingresso sulla scena automobilistica più o meno in contemporanea a diversi omologhi di altre case. L’idea che gli stemmi delle supersportive siano associati a delle pesanti gip è stata ormai legittimata e sembra che il mercato non abbia alcun problema ad accettarla.

Meno noto e meno visibile è ciò che sta dietro alla nuova creazione di Lamborghini e che la rende possibile, ovverossia l’infrastruttura industriale che s’incaricherà di realizzare il veicolo e metterlo su strada. Quel che forse non è chiaro è che non si tratta di un progetto tra gli altri, un’avanguardistica incursione in un territorio esotico. Il SUV Urus si affiancherà all’offerta delle due auto di serie del Toro in una posizione di pari dignità, e con prospettive di vendita superiori. Basti pensare che a Sant’Agata Bolognese si prevede di assumere 500 nuovi dipendenti e di ingrandire lo stabilimento fino a raddoppiarlo.

Stefano Domenicali, l’ex direttore sportivo della scuderia Ferrari oggi a capo della casa del Toro, è il regista di questa massiccia espansione. Difficile dire se l’iniziativa sia scaturita proprio da lui o se sia calata da oltralpe, dove l’azionista di maggioranza Audi osserva con attenzione gli sviluppi del progetto. Certo è che per Lamborghini, nata produttrice di macchine agricole e sviluppatasi nei decenni attraverso mille e una peripezie, questo è l’ennesimo cambio di pelle. Chapeau per la continua capacità di reinventarsi.